Ristorante e TransOlimpica
da sinistra Ettore Ivaldi, Xabi Taberna, Ander Elosegui, Aritz Fernandez e Guille Diez Canedo in mensa |
Poi c'è il cibo che lascia ampi spazi di scelta sia per quantità sia per qualità. Qui ci potresti passare il giorno intero oppure entrare o uscire per 24 ore senza sosta. Mancherebbe solo qualche birretta o un buon bicchiere di vino rosso, ma l'alcool è bandito fra queste mura dove si viaggia in bicicletta, in autobus o a piedi. Non ci sono auto, non c'è nessuno che ti passa davanti e nessuno sembra aver fretta o essere agitato. Se per caso c'è da entrare assieme sull'autobus o in una fila nasce la guerra su chi è più cortese e gentile. Ovunque entri i mille e più volontari o gli addetti ai vari settori sorridono e ti salutano, ti chiedono come va e se hai bisogno di qualche cosa. Insomma un mondo irreale o, forse, stiamo vivendo una vita virtuale o meglio un magico momento fino al 21 agosto, quando solo allora forse riporterermo i piedi a terra in attesa del 2020!
Sulla "TransOlimpica", che ogni giorno percorriamo per andare a Deodoro, si vive una situazione quasi paradossale. Un'autostrada, o meglio una "via expressa" che unisce Barra da Tijuca (sede della Vila Olimpica) a Deodoro (sede delle gare di canoa slalom, mountain bike, BMX, ippica, rugby, basket femminile, tiro e pentathlon moderno) per una estensione di 23 chilometri. Si parla che sia costata un miliardo e mezzo di real equivalente a poco più di 4 milioni di euro. Oggi è percorribile solo dai mezzi ufficiale e quando la imbocchi sembra di entrare in un set cinematografico con nessuno sulla strada. A destra e a sinistra "bairros" più o meno ben tenuti, ma decisamente le case che si affacciano su questo serpentone di asfalto sono state ridipinte di fresco e risistemate per dare un quadro diverso alla realtà delle favelas. Ogni tanto poi in lontananza vedi ragazzini che fanno volare i loro aquiloni: il gioco preferito per molti di loro che passano il tempo in strada. Quando poi il pullman si avvicina loro si dileguano infilandosi nei buchi tra il cemento o scavalcando il muro di recinzione, ma le loro colorate e semplici ali della libertà rimango spesso e volentieri nel cielo quasi a simboleggiare una voglia di volare altrove per sfuggire a povertà e chissà pure a molta violenza nascosta fra le mura domestiche.
Occhio all'onda!
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