Il terzo elemento
Concordiamo credo tutti che se usiamo la parte superiore del corpo nella sua integrità possiamo esprimere maggior forza. Come siamo tutti convinti nel dire che le gambe, quindi la parte inferiore, è fondamentale per spingere e per guidare la canoa fra i paletti dello slalom. C'è un terzo elemento che si inserisce tra questa unione di forze e che ci può aiutare molto a velocizzare il nostro gesto nello slalom. Ora senza andare a scomodare la logica-matematica di Newton ed evitando di perderci nella giungla del principio della relatività di Galileo noi tutti possiamo capire che se usiamo queste due forze (up body + down body) in modo contrastante possiamo ottenere per l'appunto l'effetto molla che offre maggior dinamicità al nostro gesto e che noi chiameremo "il terzo elemento".
Molto spesso però ci si dimentica di questa opportunità e si lavora con le due entità sullo stesso piano frontale andando ad utilizzare principalmente solo la forza delle braccia, spingendo la nostra imbarcazione in una precisa direzione che muta all'unisono sugli stessi piani sagittali. Per sfruttare al massimo questa opportunità dobbiamo avere cura di lavorare su piani sagittali diversi, che vengono poi a relazionarsi e a congiungersi a rotazione terminata.
Detta così dà l'idea di essere una cosa molto complessa ed in effetti lo potrebbe essere se noi non andassimo a spaccare quei meccanismi che purtroppo molte volte sono insiti nell'apprendimento motorio. Si impara un gesto per segmenti e poi molto spesso perdiamo il passo successivo che è quello di integrare il conosciuto con la risposta del nostro corpo o dei mezzi che utilizziamo. Questo è il passaggio più complesso, ma una volta capito e fatto proprio si va a dominare e a gestire a proprio uso e consumo lo stesso gesto motorio.
Scendiamo però ancora di un gradino ed entriamo in acqua per capire questi concetti che sono alla base dello slalom.
La dissociazione tra parte superiore ed inferiore diventa fondamentale nei cambi di direzione, quindi nelle risalite, dove l'effetto molla diventa determinante per ruotare velocemente e per non far perdere velocità al nostro scafo.
"Il terzo elemento" ha tempi ben precisi che devono esser rispettati, cosa non sempre facile da capire e da far capire ai nostri atleti presi dalla voglia di pagaiare senza fermarsi mai. La sensazione di fatica e la sensazione di remare velocemente dà sicurezza all'atleta offrendogli tranquillità psicologica. Elementi però che spesso e volentieri non sono attendibili, anzi molto svianti.
Sicuramente si lavora sempre troppo poco sulle gambe, che viceversa diventano elemento fondamentale per una buona riuscita dell'effetto molla. Dobbiamo avere cura di inserire esercizi di questo tipo anche a secco per far capire bene i confini di questi movimenti e tutte le sue sfaccettature, nonché le sue potenzialità.
Le gambe quindi trasmettono alla canoa ciò che nasce dal movimento dell'up-body, ma servono addominali e dorsali ben allenati per riuscire a fare tutto ciò. E qui è inevitabile inserire il concetto di isometria del movimento, nel momento in cui abbiamo la parte superiore del corpo sul piano sagittale e la parte inferiore che viceversa rimane sul piano frontale.
... prosegue
Molto spesso però ci si dimentica di questa opportunità e si lavora con le due entità sullo stesso piano frontale andando ad utilizzare principalmente solo la forza delle braccia, spingendo la nostra imbarcazione in una precisa direzione che muta all'unisono sugli stessi piani sagittali. Per sfruttare al massimo questa opportunità dobbiamo avere cura di lavorare su piani sagittali diversi, che vengono poi a relazionarsi e a congiungersi a rotazione terminata.
Detta così dà l'idea di essere una cosa molto complessa ed in effetti lo potrebbe essere se noi non andassimo a spaccare quei meccanismi che purtroppo molte volte sono insiti nell'apprendimento motorio. Si impara un gesto per segmenti e poi molto spesso perdiamo il passo successivo che è quello di integrare il conosciuto con la risposta del nostro corpo o dei mezzi che utilizziamo. Questo è il passaggio più complesso, ma una volta capito e fatto proprio si va a dominare e a gestire a proprio uso e consumo lo stesso gesto motorio.
Scendiamo però ancora di un gradino ed entriamo in acqua per capire questi concetti che sono alla base dello slalom.
La dissociazione tra parte superiore ed inferiore diventa fondamentale nei cambi di direzione, quindi nelle risalite, dove l'effetto molla diventa determinante per ruotare velocemente e per non far perdere velocità al nostro scafo.
"Il terzo elemento" ha tempi ben precisi che devono esser rispettati, cosa non sempre facile da capire e da far capire ai nostri atleti presi dalla voglia di pagaiare senza fermarsi mai. La sensazione di fatica e la sensazione di remare velocemente dà sicurezza all'atleta offrendogli tranquillità psicologica. Elementi però che spesso e volentieri non sono attendibili, anzi molto svianti.
Sicuramente si lavora sempre troppo poco sulle gambe, che viceversa diventano elemento fondamentale per una buona riuscita dell'effetto molla. Dobbiamo avere cura di inserire esercizi di questo tipo anche a secco per far capire bene i confini di questi movimenti e tutte le sue sfaccettature, nonché le sue potenzialità.
Le gambe quindi trasmettono alla canoa ciò che nasce dal movimento dell'up-body, ma servono addominali e dorsali ben allenati per riuscire a fare tutto ciò. E qui è inevitabile inserire il concetto di isometria del movimento, nel momento in cui abbiamo la parte superiore del corpo sul piano sagittale e la parte inferiore che viceversa rimane sul piano frontale.
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