Quando un sistema sportivo nazionale funziona
Nel momento in cui ho chiuso il post precedente mi sono fatto una domanda. Perché nel kayak maschile, rispetto a quello femminile, c’è stata in questi ultimi sedici anni tanta alternanza a livello di medaglie d’oro olimpiche? Fra le donne in cinque edizioni Olimpiche si sono scritti tre nomi. Fra gli uomini i nomi sono stati ben cinque, uno per ogni edizione: Fix (’96), Schmidt (’00), Peschier (’04), Grimm (’08), Molmenti (’12). Tre tedeschi un francese e un italiano. La cosa secondo me si spiega per il fatto che nel settore maschile c’è molta concorrenza già a partire dalle prove selettive nella propria nazione. Prendiamo ad esempio i tedeschi. Il campione olimpico uscente 2008 Alexander Grimm non si qualificò per partecipare alle Olimpiadi 2012, quindi per lui già si precludeva all’inizio la possibilità di raddoppiare se pur ancora ad altissimo livello. La stessa cosa successe ai transalpini con Benoit Peschier che dopo l’oro del 2004 non centrò la qualifica per le olimpiadi del 2008. Altro esempio è quello di Fabien Lefevre, terzo ai giochi olimpici di Atene e secondo a quelli di Bejing, non si qualificò per rappresentare la Francia ai Giochi di Londra. L’altro fatto che emerge da questa piccola analisi è dato per l’appunto dalla durata di una carriera di un kayak maschile comparata con quella femminile.
Ora per avere una visione olimpica inseriamo anche l’edizione del 1992 e vediamo che nel settore femminile abbiamo il record di partecipazioni, ben sei, con Stepanka Hilgertova, poi con cinque partecipazioni Cristina Giai-Pron, oggi mamma di due splendide bimbe. Seguono con quattro Kaliska e Margaret Langford canadese.
Nel momento in cui si va ad analizzare la partecipazione salta agli occhi una cosa ben precisa. Nel k1 donne sono 5 le atlete che erano presenti a Bejing 2008 e a Londra 2012 e cioè Fer, Chourraut, Hilgertova, Li e Jones.
Nel settore maschie sono stati 10 gli atleti presenti in queste due edizioni praticamente il 45% degli atleti presenti. Ma per capire bene il fenomeno bisogna chiedersi: perché tra questo 45% non ci sono atleti francesi, tedeschi, inglesi? La spiegazione arriva da quanto illustrato precedentemente. Il livello generale di queste nazioni è molto elevato e la prima vera selezione arriva proprio all’interno della stessa squadra. Dati che rafforzano un principio base dello sport e di come queste nazioni lavorano e programmano il loro presente e il loro futuro a 360 gradi senza fossilizzarsi per forza sul talento. Qui si può tranquillamente affermare che esistono vere e proprie scuole dello sport e nel caso specifico della canoa slalom. Il conseguire risultati con atleti diversi è il chiaro segnale di un sistema sportivo che funziona a meraviglia.
Occhio all’onda!
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