Uno spartito di musica per lo slalomista
L’altro giorno in acqua con Raffy e Zeno abbiamo fatto una analisi sulle pause necessarie per arrivare nel modo voluto sulle risalite o in determinate porte. Pause che a volte vengono considerate come una perdita di tempo, ma che viceversa ci permettono di preparare bene la porta e velocizzare poi l’azione successiva. Ora il problema è capire esattamente quando utilizzarle e come. Dal mio punto di vita si rendono necessarie in determinate situazioni che ovviamente si adattano alla situazione. Abbiamo lavorato su una risalita su acqua instabile. Questo comportava il fatto di dover preparare bene l’entrata e aspettare il momento esatto per tirare il colpo già piazzato. Per Raffy l’attesa e la preparazione in debordè, per Zeno in frenata di sinistro. Molte volte gli atleti hanno fretta di fare tutto subito senza godersi il momento d’attesa che si trasformerà da lì ad un istante in momento clou per l’azione di rotazione e uscita dalla porta stessa. Bisogna quindi allenare la capacità di attesa, pensare cioè che se pur si è sostanzialmente fermi, ma non è così perché la canoa sta andando verso l’obiettivo, si è in realtà operativi: ci si sta caricando per sparare il colpo della vita! E’ quello che nella musica chiamano il tempo sincopato e cioè quando l'accento ritmico si sposta, cioè, dal tempo forte o da una parte forte del tempo a un tempo debole o a una parte debole del tempo. Pagaiare tra le porte è come muoversi su uno spartito di musica.
Altra piccola considerazione. Le serie in canoa e le tabelle di allenamento non riesco più a concepirle e a trovare in esse una beneficio e una precisa logica. Mi spiego meglio. Se noi in un lavoro di loops per il miglioramento della resistenza fissiamo il numero di ripetizioni, ad esempio 15x180”x30”off e comunichiamo questa proposta all’atleta la prima cosa istintiva da parte sua sarà quella di portare a casa il compitino affidatogli, come? Semplicemente facendo le 15 ripetizioni partono dal presupposto che è un lavoro lungo e faticoso ed è meglio affrontarlo con la dovuta cautela. Ma l’obiettivo dell’allenatore per il miglioramento della qualità specifica in quel lavoro rispettando un aspetto, se pur minimo, tecnico sarà raggiunto? Molto probabilmente no! Viceversa solo attraverso l’osservazione e il continuo monitoraggio dell’allenamento in corso da parte dell’allenatore porterà a raggiungimento dell’obiettivo. L’intervento del tecnico sarà necessario per fermare l’atleta nel momento in cui la qualità e i dati come rilevamento del tempo nel circuito e frequenza cardiaca vengano a mancare.
Finisce qui il 2013 ci rileggiamo fra non molto con il nuovo anno, nel frattempo.... Tanti Auguri a tutti
Occhio all’onda!
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