Irati Goikoetxea esempio di maturità agonistica
Raffy mi ha tenuto testa questa sera nella partita di biliardo post-cena. L’ho sorpreso però con un tiro degno del miglior Eddie Felson. Ve lo ricordate nella magica interpretazione di Paul Newman nello “spaccone”? Bene: l’ultima mia palla da mettere in buca è coperta da una pallina avversaria. Decido di tentare il colpaccio facendo saltare la boccia bianca sopra quella di Raffy, la palla ricade sul tappeto verde giusto sopra la mia e la boccia si infila in buca lasciando il mio C1 destro preferito a bocca aperta! Mi rimane ancora la palla numero 1 e, da lì a poco, vinco la mia seconda partita chiudendo la serata vittoriosa: il “vecchio” rimane imbattuto.
Non ho scritto nulla sull’ultima giornata di gare della terza prova di Coppa del Mondo nella bella Seu d’Urgell. Non ho detto nulla delle donne sedute e delle canadesi doppie, il tempo molto spesso è tiranno e non ti lascia modo di fermarlo. Anche se in ritardo comunque ci provo in barba al “tiranno”!
Tercelj, Neave, Kudejova il podio in rosa rispettivamente prima, seconda e terza. Nel C2 Klauss/Peche oro, argento ai loro connazionali Peschier/Labarelle e bronzo agli sloveni Bozic/Taljat. Ecco fatto mi sono rimesso in rotta e liquido così velocemente la doverosa informazione, che tutti quanti già conoscevano. Mi concentro però su un altro fatto per me eccezionale e assai stimolante, tanto più che avrei già dovuto accorgermene e parlarne sette giorni prima e cioè dopo la finale di Augsburg.
sulla destra Irati Goikoetxea, al centro Nuria Villarubla e a sinistra Marta Martinez |
Voglio parlare di Irati Goikoetxea che in queste ultime due gare di Coppa ha preso due finali, andando molto vicina alla medaglia a La Seu. Lei ha 27 anni, la sua prima presenza di rilievo risale al 2004 ai mondiali Junior, poi più o meno è sempre entrata in squadra nazionale spagnola, ma è sempre stata in ombra anche per il fatto che la vera leader iberica era sicuramente Maialen Chourraut. Prima di oggi aveva centrato solo un’altra finale e cioè agli Europei l’anno scorso. Quest’anno però è cambiato qualcosa che va ricercato non tanto nella sua tecnica, che più o meno è rimasta sempre la stessa, ma nel suo modo di avvicinarsi alla competizione. Mi sono piaciuti due concetti base che sono emersi parlando con lei dei suoi recenti risultati. Chiedendole che cosa pensa che sia cambiato rispetto al passato mi risponde: “la linea de las trayectorias, ir con espacio a las puertas para que no me molesten y la piragua corra siempre” e alla domanda invece di cosa si aspetta dalla sua gara mi dice: “lo mas importante, saber que compito en slalom y aceptar que puedo fallar - e aggiunge - ya no tengo tanto miedo a hacerlo mal, se que es algo que puede pasar”.
Concetti semplici, ma essenziali per lo slalom come quello di far correre sempre la canoa e quello di non aver paura di ciò che si sta facendo. Ecco questi due elementi molto spesso sono la causa di tanti errori fra gli atleti che si concentrano più sul fatto di stringere le linee che sul fatto di far correre sempre la propria canoa. Altro elemento decisamente negativo la paura di sbagliare e non accettarlo, quindi per evitare tutto ciò si opta per accontentarsi di prestazioni mediocri.
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