Campionato Sud-Americano, San Rafael - Argentina
Prendete un foglio bianco e disegnateci una montagna di quelle che avete visto nei film western o nei fumetti di Tex Willer. Sparsi qui e là inseriteci anche dei cactus e qualche fico d’india oltre a piccoli e nodosi arbusti. Il paesaggio però è soprattutto quello di sassi color rosso, come la terra. A lato fateci scorrere un torrente non troppo grande con massoni che formano invitanti morte per risalite da manuale. Il tutto attrezzato con un campo da slalom che non ha nulla da invidiare per facilità di utilizzo e per caratteristiche ai migliori campi in circolazione. Sulle rive gli eucalipti e giusto dietro a loro dell’erbetta che però mano a mano che ci si allontana dall’acqua si dirada fino a lasciar posto alla pura terra. Quella terra sulla quale quando ci si cammina si lascia il segno del proprio passaggio alzando nuvolette di polvere. Quindi paesaggio decisamente brullo, fatta eccezione per tutto ciò che sta attorno al fiume e per quelle oasi che ogni tanto la caparbietà e la pazienza dell’uomo ha fatto nascere deviando l’acqua. Sono aree per il camping o per posizionare una delle tante madonnine che da queste parti venerano. Una volta che avete completato la vostra opera vi apparirà quell’Argentina a 250 chilometri a sud di Mendoza e più precisamente quello che si vede in un paese che si chiama San Rafael, nella Valle Grande. Ah dimenticavo! Per arrivare dalla prima città al paese disegnate una retta: quella è la strada che lega le due comunità. Su tutta questa distanza ci sono solo due punti di riferimento Tunuyan a poco più di 800 metri sul livello del mare. Una zona famosa per i vigneti e per le sue mele. L’altro agglomerato urbano è San Carlos, poi solo pampas e la cordigliera delle Ande, con le sue cime innevate, che vi accompagna maestosa nel viaggio verso i Campionati Sud-Americani di canoa slalom e che a me ricorda sempre il disastro aereo che ci fu nel 1972. Paesaggio che si interrompe ogni tanto per i chilometri di vigneti che in questi ultimi dieci anni sono cresciuti a dismisura e che hanno portato a questo paese una notevole crescita sotto il punto di vista viti-vinicolo e quindi economico. Si producono degli ottimi rossi principalmente cabernet e malbech, come scoprirò piacevolmente al barbeque della sera!
Eh già sono venuto qui giù per seguire questa gara in cui Brasile, Cile, Venezuela, Colombia, Costa Rica e ovviamente Argentina mettono in palio il titolo di campione Sud-Americano in una realtà canoistica che sta cercando la propria identità. Le difficoltà non mancano per accorciare la distanza con l’Europa, che bene o male ha quasi sempre monopolizzato risultati, politica e attenzione mediatica. Da queste parti manca sicuramente la tradizione per i paletti dello slalom e manca soprattutto un progetto importane internazionale per cercare di allargare la base di questo sport. Certo non è facile! Si pensi però che in tutti questi paesi ci sono tre forti elementi aggreganti: fiumi in abbondanza, giovani che, se ben seguiti, possono crescere velocemente e soprattutto la lingua che bene o male unisce tutti, cosa che non esiste in Europa. Quella Europa che viceversa è ricca di storia e tradizione, ma che purtroppo stenta ad aprirsi al mondo con l’errore che se lo slalom rimane confinato in pochi paesi rischiamo di uscire dal circuito olimpico prima di quello che si possa pensare. La salvezza sta proprio qui e in Asia per un progetto internazionale forte e deciso che faccia uscire definitivamente dal confino paesi che vengono considerati solo quando c’è il terrore di qualche controllo da parte del Comitato Internazionale Olimpico. Come fare è semplice.
Primo: l’ICF deve individuare uno o due tecnici competenti per ogni area, stipendiarli e mettere a loro disposizione materiale, che può trovare da sponsor di settore. Così facendo si fanno crescere le varie realtà partendo dal centro per arrivare fino al sud America. Stessa cosa dicesi per i paesi asiatici. E’ così semplice che mi vergogno pure a scriverlo. Ma non è così poi anche nella realtà di una società di canoa italiana? E se può andare bene per noi perché non potrebbe funzionare anche a livello internazionale? Dubbi che resteranno tali perché, per il momento, non ci sono interessi politici ed economici che possano far cambiare rapidamente questa realtà. Secondo: cambiare il regolamento per l’accesso in semifinale e finale ammettendo in queste due ultime fasi solo un atleta per paese. Le statistiche parlano chiaro e ci dicono che sono troppo poche le nazioni che passano in semifinale e tanto meno in finale - riguardatevi i post sui campionati del mondo dove si fa l’analisi dell’evento iridato - qui
Godiamoci quindi questi Campionati che ovviamente concedono tante licenze al regolamento a partire dal cronometraggio e dagli stessi giudici che certamente non sono così pignoli come siamo abituati dalle nostre parti. Non ci sono controlli per le barche o per i materiali che quest’anno hanno creato mille problemi anche in Coppa del Mondo e ai mondiali. Figuriamoci se applicassero alla lettera il regolamento da queste parti, praticamente partirebbero in tre!
Poco importa perché in un batter d’occhio mi sono ricalato nellla canoa che ho vissuto alla fine degli anni ’70. Tutto ciò pero, si inserisce in un piano di sviluppo che coinvolge non solo il sud America, ma che indirettamente e forse anche in maniera sconosciuta porterà benefici a tutto il movimento dello slalom: una globalizzazione a 360 gradi.
Se facciamo un parallelismo con la discesa possiamo dire tranquillamente che tutto ciò è assente. Nel mio peregrinare per il mondo non ho mai visto o sentito parlare di un progetto analogo per il settore discesa. Peccato perché molti luoghi e paesi hanno fiumi che si presterebbero alla grande a questa splendida specialità a cui rimango molto legato. Al settore mancano idee, voglia di lavorare e buona volontà grazie ai diretti interessati che rimangono seduti nelle loro comode poltrone senza muovere foglia in attesa di vedere la loro specialità apparire nei prossimi necrologi sportivi!
Occhio all'onda!
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