Giovanni De Gennaro proiettato al futuro
E’ indiscussa la classe di Giovanni De Gennaro! Ne ha dato prova anche ieri alla gara nazionale di Vobarno, una delle sei gare nazionali, aperta a tutte le categorie, per la stagione agonistica 2011.
Il campione del mondo Junior 2010, oggi senior, non ha vinto, ma poco conta, anzi, l’aspetto lo rende ancora più interessante.
Giusto per la cronaca la gara è andata al meranese in forza alla Marina Militare di Luni Sarzana, Lukas Mayr, seguito dal suo compagno di squadra Omar Raiba e bronzo a Riccardo De Gennaro. Ma colui che si è contraddistinto maggiormente con due manche al passo con i tempi è proprio lui il liceale lombardo. Che cosa ha di particolarmente interessante l’iridato? Semplice: una tecnica e un modo di muoversi tra i pali dello slalom decisamente autorevole sfruttando quelle che sono le principali caratteristiche dello slalom moderno e cioè rapidità e anticipo. Della rapidità vi ho parlato già diverse volte, ma anche dell’anticipo ritenendolo la premessa per la fluidità nelle porte in risalita. Rivedendo in azione il giovane campione mi sono convinto, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, che questa è la strada giusta su cui lavorare, visto l’evolversi di tracciati e dei mezzi di questi ultimi anni.
L’azione che porta Giovanni De Gennaro alla risalita per la verità è molto semplice e tutto sommato abbastanza naturale. Infatti, grazie ad una visione molto anticipata sulla porta, arriva con ampio margine facendo scorre la canoa verso l’obiettivo in attesa di piazzare la zampata che sa trasformare la velocità lineare in velocità di rotazione. In questa ultima fase interviene il terzo elemento base: l’equilibrio. Infatti tutto si basa sulla capacità sensoriale di mantenere corpo e canoa in asse sul punto di rotazione. Unendo quindi anticipo, rapidità ed equilibrio, si ottiene la formula magica per ottenere grandi risultati. Ora tutto ciò va mixato con un altro elemento fondamentale e cioè parliamo della capacità di ripetere il tutto con costanza, innescando qui la capacità di concentrazione e il giusto sangue freddo.
Sulle porte in risalita ci si dovrebbe vedere scritto “memento audere semper” per non lasciare spazio all’indecisione!
Sull’elemento della ripetitività il giovane talento ci dovrà lavorare parecchio, senza però togliere o modificare la sua strategia di gara e soprattutto di stile.
Il problema ora arriva per gli altri e in primis il potente altotesino che, purtroppo, pagaia con stili decisamente antichi. Peccato dicevo perché con la forza che si ritrova potrebbe essere uno dei maggiori interpreti dello slalom moderno. Capire perché Mayr è ancorato a questi sistemi è presto detto. Infatti, secondo il mio modestissimo parere, non ha dei riferimenti tecnici precisi e l’allenamento senza un’apertura al mondo esterno produce quello che tutti noi stiamo vedendo.
Migliorato tecnicamente Raiba anche se ora non deve accontentarsi dei piccoli traguardi raggiunti fino ad oggi. Deve avere la capacità di mettersi in discussione come è capace di fare il suo attuale tecnico e cioè il sublacense Matteo Appodia.
La giornata di ieri sulle rive del Chiese ha purtroppo sottolineato ancora una volta - nonostante la buona volontà, la dedizione e la passione - la povertà organizzativa delle società che si trovano a proporsi per organizzare gare, ma che viceversa hanno mille problemi logistici ed economici da risolvere. Mi chiedo se vale la pena continuare a mettere in piedi manifestazioni così, che hanno l’etichetta di gare nazionali, oppure fermare tutto e cercare di capire che cosa possiamo fare per uscire da un tunnel sempre più buio e triste. Nell’arco della giornata credo che lo slalom non abbia catturato nessuno spettatore, non c’è stato nessun momento aggregante e tanto meno spunti per avvicinare al nostro ambiente facce nuove.
Considerando il fatto che la Federazione offre un piccolo contributo economico e che ha soprattutto l’egidia dello sport olimpico tra i paletti, dovrebbe anche fissare dei minimi obbligatori da rispettare come speakeraggio, promozione dell’evento, richiesta di partecipazione qualificata di atleti professionisti pagati dallo Stato che invece disertano tali manifestazioni, ma cosa stanno facendo questi signori fuori dalle squadre nazionali e stipendiati ogni mese? Poi ci sono tanti altri piccoli protocolli che farebbero fare un salto di qualità a tutti noi.
Per fortuna che brillano in questi momenti alcuni devoti alla causa come Giuseppe D’Angelo, Valerio Veduti e Lussorio Pidia una terna arbitrale animata da una vocazione alla sofferenza e senza i quali lo slalom in Italia non sarebbe più lo slalom!
Occhio all’onda!
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