Gare emozionanti con il nuovo format
Titouan Castryck ha pagaiato in maniera quasi perfetta fino all’ultimo salto, mangiandosi ogni porta, entrando nelle risalite come se una tigre affamata lo stesse assalendo. Rispetto ad altre gare aveva un viso rilassato, ma con gli occhi di quell’animale che lo voleva divorare. È stato molto intelligente sul salto finale, quando cioè aveva capito di avere in mano la gara e non era il caso di forzare ancora. Una sbavatura tra la 21 e la 22 che gli fa perdere dei centesimi, ma con il vantaggio accumulato fino a quel punto non si è preoccupato più di tanto. Poi esce bene dall’ultima risalita e si proietta sul traguardo fermando i cronometri dopo 81 secondi e 90 centesimi dalla partenza: un tempo che non lascia dubbi sulla vittoria, considerando che lui era l’ultimo concorrente in gara! Rispetto ai Giochi di Parigi il bretone ha migliorato la postura ed è maturato sotto l’aspetto emozionale, non è facile vincere la qualifica e poi partire per ultimo con la consapevolezza che hai tutti gli occhi puntati addosso. La stessa Maialen Chourraut, che si trovava nella stessa posizione del suo collega dopo la qualifica, non ha saputo ripetersi in finale e gli errori sono stati parecchi, partendo dalla risalita 12, dopo un avvio eccezionale che la vedeva in vantaggio su tutte le avversarie. Tornando a parlare della finale del kayak maschile da sottolineare anche la prestazione di Lucien Delfour che nonostante il tocco alla porta 5 ha saputo crederci ancora e ha fatto registrare il miglior tempo di giornata finendo terzo dietro a Anatole Delassus, bravo pure lui, specialmente in fase di chiusura dove ha ottenuto il miglior intermedio.
Nove le nazioni in finale nel kayak maschile con una Francia che ne ha piazzati ben 3, poi due spagnoli e poi un atleta per: Slovenia, Repubblica Ceca, Italia, Great Britain, New Zeland, Brasile e Australia. Nel settore femminile 10 le nazioni presenti nella gara per le medaglie e solo l’Australia con due atlete e… udite udite …nessuna delle due risponde al nome di Jessica Fox. Si avete letto bene lei, la regina assoluta dello sport dei pali appesi al cielo, è rimasta fuori dalla finale per penalità e successivamente per un salto di porta, la risalita 6, assegnato dal giudice del video molto più tardi. Infatti al suo arrivo era 13esima con 4 penalità. Un fatto straordinario per lei restare sulla riva a guardare le finali considerando che dal 2017 ad oggi era successo solo altre quattro volte: Tacen 2017 11esima; Tacen 2019 27esima; La Seu 2022 11esima e Augsburg 2023 26esima.
Chi ha fatto un vero miracolo è stata la giovane slovacca Sona Stanovska, che in finale ha trovato la giusta determinazione per mettere in acqua una grande manche. Ha navigato leggera e sicura senza mai rischiare nulla; la scelta di fare la 5 e la 7 in retro in una finale dove si cerca di rosicare anche i centesimi pur di riuscire a stare davanti alle avversarie, è stata prudente e coraggiosa allo stesso tempo. Ci sta per la porta 7, considerando che in pratica tutte le atlete l’hanno fatta in retro, ma per la 5 Stanovska è stata praticamente l’unica ad adottare questa strategia. Impeccabile in tutte le risalite, un capolavoro tecnico alla 15, una leggerezza straordinaria sull’ultimo salto, e, pur toccando la 22, o meglio sfiorando il palino di sinistra, è riuscita a battere Camille Prijent e soprattutto Monica Doria rea di un tocco alla 21. La giovane atleta slovacca, che ha curato la preparazione invernale a Rio, è allenata da Jana Dukatova, che oggi l’ha seguita lungo il percorso correndo e urlando come non l’ho vista fare mai. Evidentemente gli incoraggiamenti sono serviti!
Sabato dedicato alle canadesi e ne vedremo delle belle, perché il percorso offre la possibilità a tutti di esprimersi alla grande aprendo opportunità interessanti anche ad atleti meno quotati sulla carta.
Da sottolineare anche la prova di Xabi Ferrazzi che, entrando in finale agevolmente, sta crescendo alla grande, mentre Stefanie Horn è una certezza con le sue finali ormai diventate routine.
Occhio all'onda !
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