Pubblico e bandiere assenti
Lo sport regala storie infinite, ma non sempre a lieto fine ed è altrettanto selettivo e non perdona neppure
«The King of Slalomia» che deve soccombere al sogno di riprendersi la corona di campione del mondo nella canadese monoposto che aveva conquistato quattro anni fa e che poi era entrato in una sorte di oblio misterioso. Tanti aneddoti si sono raccontati sugli anni di silenzio di Fabien Lefevre e l’attesa di rivederlo all’opera era tanta come erano tanti gli atleti e gli allenatori che questa mattina erano al via per seguire in diretta questo rientro da tempo annunciato e cioè da dopo che aveva vinto le selezioni americane. Lui il francese, che vive dal 2012 negli Stati Uniti e che sta cercando di prendere nazionalità a stelle e strisce, ha fatto tutto come sempre con la solita meticolosità e con la rinomata saggezza. Prima della gara con il suo «guru», arrivato direttamente dalla terra natia per mettere a puntino fisico e mente, ha analizzato il percorso e si è preparato al via dopo il riscaldamento. Mentre nel frattempo la riva di sinistra si animava di gente competente e curiosa per assistere e testimoniare il grande rientro del 36enne di Orleans che nella sua carriera tra i pali dello slalom è riuscito a vincere con qualsiasi mezzo ammesso e concesso dall’ICF. Purtroppo la prima manche è finita nel boato di sorpresa del popolo assiepato sulla riva quando, dopo poche porte, l’idolo Fabien è finito a testa sotto e nel riemerge ha guardato la pagaia come se fosse successo qualche cosa al suo strumento di propulsione. Nella seconda manche ci riprova ma finirà a 3 secondi e 10 dal potenziale passaggio del turno. La parola fine per questo campione a questo mondiale non è ancora da scrivere considerando che ora metterà tutte le energie nella prova del Kayak maschile che lo vedrà, anche qui, partire per primo.
Gare di qualifiche interessanti e senza grosse sorprese in tutte le categorie.
Nella canadese monoposto tutti i big passano anche se qualcuno, tipo Franz Anton (bronzo a Tacen e argento a La Seu d’Urgell e cioè nella IV e V coppa del mondo), deve tornare in acqua per la seconda manche dopo una prima discesa decisamente lenta e sporca. La cosa gli era già successo a Liptovsky in Coppa. In casa Italia le penalità sono state determinanti per far passare o meno i nostri atleti in semifianle. L’impresa di pasare il turno riesce purtroppo solo a Raffaello Ivaldi nonostante un tocco all’ultima risalita.
Fra le donne in kayak si preannunciava già la lotta tra Fox, Chourraut, Funk e Kuhnle. Piccolo cambio dei programmi con le ultime due atlete che devono partire anche in seconda manche per conquistare il passaggio successivo cosa però che alle due fuoriclasse riesce molto agevolmente. In questa categoria alcune big finiscono malamente e così per Eva Tercelj (SLO) e Marta Martinez (ESP), solo per citarne alcune, dovranno guardare le prossime gare dalla riva.
Le note di colore in ordine sono: il caldo che non lascia tregua e l’assenza di pubblico così come le bandiere delle nazioni. Infatti gli spettatori si contano su una mano e le bandiere delle 31 nazioni con 270 atleti neppure l'ombra. Mancanza di rispetto per i paesi presenti che non hanno neppure la soddisfazione di vedere sventolare il loro vessillo per cui lottano e l'onorano con la fatica degli allenamenti quotidiani. Tanto per avere un termine di paragone nel 2017 le nazioni al mondiale di Pau erano 59 per un totale di 355 atleti.
Terza giornate di gare con C1 donne e K1 uomini poi nel pomeriggio le prove cronometrate per l’Extreme Slalom.
Occhio all’onda!
«The King of Slalomia» che deve soccombere al sogno di riprendersi la corona di campione del mondo nella canadese monoposto che aveva conquistato quattro anni fa e che poi era entrato in una sorte di oblio misterioso. Tanti aneddoti si sono raccontati sugli anni di silenzio di Fabien Lefevre e l’attesa di rivederlo all’opera era tanta come erano tanti gli atleti e gli allenatori che questa mattina erano al via per seguire in diretta questo rientro da tempo annunciato e cioè da dopo che aveva vinto le selezioni americane. Lui il francese, che vive dal 2012 negli Stati Uniti e che sta cercando di prendere nazionalità a stelle e strisce, ha fatto tutto come sempre con la solita meticolosità e con la rinomata saggezza. Prima della gara con il suo «guru», arrivato direttamente dalla terra natia per mettere a puntino fisico e mente, ha analizzato il percorso e si è preparato al via dopo il riscaldamento. Mentre nel frattempo la riva di sinistra si animava di gente competente e curiosa per assistere e testimoniare il grande rientro del 36enne di Orleans che nella sua carriera tra i pali dello slalom è riuscito a vincere con qualsiasi mezzo ammesso e concesso dall’ICF. Purtroppo la prima manche è finita nel boato di sorpresa del popolo assiepato sulla riva quando, dopo poche porte, l’idolo Fabien è finito a testa sotto e nel riemerge ha guardato la pagaia come se fosse successo qualche cosa al suo strumento di propulsione. Nella seconda manche ci riprova ma finirà a 3 secondi e 10 dal potenziale passaggio del turno. La parola fine per questo campione a questo mondiale non è ancora da scrivere considerando che ora metterà tutte le energie nella prova del Kayak maschile che lo vedrà, anche qui, partire per primo.
Gare di qualifiche interessanti e senza grosse sorprese in tutte le categorie.
Nella canadese monoposto tutti i big passano anche se qualcuno, tipo Franz Anton (bronzo a Tacen e argento a La Seu d’Urgell e cioè nella IV e V coppa del mondo), deve tornare in acqua per la seconda manche dopo una prima discesa decisamente lenta e sporca. La cosa gli era già successo a Liptovsky in Coppa. In casa Italia le penalità sono state determinanti per far passare o meno i nostri atleti in semifianle. L’impresa di pasare il turno riesce purtroppo solo a Raffaello Ivaldi nonostante un tocco all’ultima risalita.
Fra le donne in kayak si preannunciava già la lotta tra Fox, Chourraut, Funk e Kuhnle. Piccolo cambio dei programmi con le ultime due atlete che devono partire anche in seconda manche per conquistare il passaggio successivo cosa però che alle due fuoriclasse riesce molto agevolmente. In questa categoria alcune big finiscono malamente e così per Eva Tercelj (SLO) e Marta Martinez (ESP), solo per citarne alcune, dovranno guardare le prossime gare dalla riva.
Le note di colore in ordine sono: il caldo che non lascia tregua e l’assenza di pubblico così come le bandiere delle nazioni. Infatti gli spettatori si contano su una mano e le bandiere delle 31 nazioni con 270 atleti neppure l'ombra. Mancanza di rispetto per i paesi presenti che non hanno neppure la soddisfazione di vedere sventolare il loro vessillo per cui lottano e l'onorano con la fatica degli allenamenti quotidiani. Tanto per avere un termine di paragone nel 2017 le nazioni al mondiale di Pau erano 59 per un totale di 355 atleti.
Terza giornate di gare con C1 donne e K1 uomini poi nel pomeriggio le prove cronometrate per l’Extreme Slalom.
Occhio all’onda!
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