Specifico generale

 

"Sono grato a tutte quelle persone che mi hanno detto NO. 
  E' grazie a loro se sono quel che sono"      - Albert Einsten -



Una recente analisi del National Assessment of Educational Progress (NAEP) sul livello di preparazione dei giovani americani  è arrivata a dire che si dovrà lavorare di più sulle conoscenze in generale e meno nelle competenze ritenendo i Test (su cui la scuola americana è basata) poco attendibili e che dal 2001 (da quando cioè sono stati introdotti) hanno deviato il vero scopo dell’educazione.  In sostanza si dice che i giovani americani faticano a comprendere ciò che leggano perché mancano di una cultura di base che gli permetta di collegare poi le varie tematiche dando un senso logico e portando allo sviluppo successivo di una apertura mentale capace pure di creare ed innovare.
Mi chiedo se pure nello sport succede tutto ciò perché la tendenza generale è la specificità fin dalla giovane età, dove si propongono ai giovani metodiche di allenamento fisiche e tecniche mutuate dagli atleti di alto livello. Effettivamente anche nel settore slalom trovo troppo spesso giovani che sono piccole imitazioni di atleti di alto livello, ma se a loro chiedi di scendere un fiume oppure a secco di fare degli esercizi di riscaldamento rimangono completamente spaesati. Non sono attratti  dalla storia agonistica della canoa  e poco sanno e non parlano di sport se non in generale, concentrati come sono a pubblicare se stessi sui social.  
C’è la forte tendenza di lavorare con ragazzi e ragazze solo in mezzo alle porte e soprattutto in acqua corrente, magari esclusivamente su canali che poi ospiteranno gare nazionali od internazionali. A mio modo di vedere manca quella che possiamo definire preparazione tecnica e fisica generale fra i giovani. Pochi di loro praticano altri sport come lo sci di fondo, il basket o la pallavolo per non parlare di atletica leggera o nuoto. Questa massima specificità ad un certo punto si arena e si fatica a migliorare. Allenatori che non capiscono perché il loro giovane atleta, magari trattato come un finalista olimpico con tanto di periodizzazione,  dieta alimentare, video analisi, non riesce a fare un ulteriore salto in avanti quando magari da Junior o da Under si inizia a pensare di ottenere grandi risultati. Si lavora sullo specifico stretto e non su uno specifico allargato come possono essere proposte di allenamento scendendo un fiume o allenamenti senza porte  per assimilare ritmi e tempi dell’acqua e farli propri o ancora allenamenti su altri tipi di imbarcazione. Una delle giustificazioni che sento dagli allenatori è quella che se a questi giovani si propongono attività alternative si corre il rischio che si stufino e che abbandonino pure lo slalom. In realtà assecondiamo a volte troppo la volontà dei ragazzi preoccupandoci solo di farli divertire sempre e comunque. Ci manca a volte la consapevolezza di trasmettere loro il principio che per arrivare bisogna fare fatica, bisogna soffrire e bisogna pure condividere le gioie con il dolore. Gli allenatori, come i genitori, hanno perso autorità forse per una propria comodità come ci ricorda Paolo Crepet nel suo ultimo libro, ma mi sento di dire che per costruire un grattacielo bisogna partire da fondamenta profonde e bene ancorate su basi solide, altrimenti rischiamo di illudere i nostri giovani a successi che difficilmente possono arrivare se non costruiti fin dalla giovane età e dobbiamo avere pure la forza di dire "no" come Einsten ci ha insegnato.

Occhio all’onda! 


   Quanta tristezza e solitudine nascondo i nostri  
   telefonini! 









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