Retro: questa sconosciuta!

Combinazioni in retro ai Campionati del Mondo di Pau 2017

Mi chiedo perché alcuni grandi ballerini di tango nelle loro esibizioni si vestano con gli  stessi colori: così facendo si fatica avere la dimensione della stessa espressione nell’individualità del movimento se pur nella concetto di una risultante comune.
Ma non era proprio  questo il tema che volevo sviluppare.  Mi dico che è doveroso  e positivo condividere l’energia che stiamo respirando e vivendo qui a La Seu d’Urgell con un gruppo di nostri atleti che giorno dopo giorno e pagaiata dopo pagaiata ricamano sull’acqua opere d’arte che escono dall’infinita bontà della loro dedizione ad una missione che nasce da uno spirito nobile ed unico, come nobile ed unici possono essere solo le qualità di chi vive ogni giorno la forza dello spirito che corre con dedizione e rispetto.

Ma in realtà il tema  di oggi  è di natura tecnica legato ad una constatazione sui tracciati delle varie coppe del mondo e dei campionati del mondo. E’ evidente che si inizia a riscontrare una costante nel tipo di percorsi disegnati e sempre di più assistiamo all’inserimento di porte in retro. Manovre che diventano determinati al fine del risultato finale. 
 

In Coppa del Mondo a Praga erano ben due le combinazioni da fare in retro (3/4 e 18/19) così come ai Campionati del Mondo a Pau (2/3 e 13/14)… strana coincidenza che arriva dalla lungimiranza che dimostrano di avere i Cechi in ogni minimo particolare. Avevano disegnato il percorso nella capitale Ceca Mark Delaney e Jiry Prskavec, inglese il primo (così come era inglese il tracciatore dei mondiali) ed allenatore locale il secondo.
Tutte queste combinazioni non lasciavano ombra di dubbio o possibilità di scelta se non quella di fare la prima o la seconda porta in retro per poi andare a fare la terza e proseguire il percorso. Da queste constatazioni arriva il fatto che forse troppo poco alleniamo i nostri atleti a questa possibilità e cioè trovare la soluzione nelle porte in retro. Ovviamente casi completamente diversi sono per il C1 donne e per il C2 che usano maggiormente questa manovra per porte molto angolate o per risolvere situazioni che si presentano anomale all’ultimo momento. 
 

Mi rendo conto che sono tre  le maggiori difficoltà nel fare velocemente una porta in retro.

- La prima è di natura psicologica. In molti pensano che una retro sia più lenta di una porta in discesa, ma la cosa non va vista nell’ottica della singola manovra, ma nel complesso di una serie di porte oltre a tenere in considerazione lo spreco energetico che potrebbe comportare una manovra estrema per passare la porta in discesa.  


- La seconda difficoltà deriva dalla poca pratica su manovre basiche come pagaiata indietro o rotazione con la pala in acqua.  Ecco perché è fondamentale ritornare sempre sui fondamentali, proprio per ripassare a livello motorio gesti che si possono ritrovare in situazioni di gara.  


- La terza arriva dalla capacità di coordinare tempo e spazio attraverso un cambio di visione veloce e repentino che potrebbe portare alla perdita di un riferimento preciso ed unico.

La conclusione è abbastanza scontata nel senso che dobbiamo in allenamento sforzare gli atleti a pensare anche a soluzioni con la combinazione in retro, così come quando in acqua tranquilla effettuiamo il riscaldamento va molto bene inserire tratti di pagaiata in retro, cosa che non vedo mai fare dai nostri allievi se non dopo nostra specifica richiesta.

Occhio all’onda! 


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