Kayak Cross conoscere la sua evoluzione e il senso di questa proposta
Ho visto che l’argomento Kayak Cross, trattato nel post precedente, ha catturato l’attenzione di molti, anche se, a mio modo di vedere c’è molta superficialità quando si parla e si interviene su questo argomento. Si conoscono poco i retroscena che hanno portato a ciò che abbiamo oggi e si interviene più a sentimento che per tutelare un interesse comune che dovrebbe essere quello di vedere praticato maggiormente lo sport della canoa in generale, al di fuori delle singole specialità e al di fuori delle gare Olimpiche. Ritengo quindi doveroso sottolineare alcuni aspetti che sono emersi pure dalla Convention organizzata ad Epinal la settimana scorsa e, come dicevano i latini: repetita iuvant!
Il fatto che il Kayak Cross sia uno sport olimpico è assodato, lo dico per chi ancora una volta nei commenti allude al fatto che altre disciplina della pagaia potrebbero entrare nel mondo a cinque cerchi. Perché non possano entrare è evidente, lo ricordo brevemente partendo dalla canoa polo e dal Rafting. Questi sono sport di squadra che impegnerebbero un numero di atleti troppo elevato, come certamente voi tutti sapete, la canoa, intesa nel suo insieme, ha a disposizione 318 atleti che può gestire come meglio crede, dividendoli nelle due specialità della velocità e dello slalom. Incrementare questo numero sembra per il momento impossibile. Quindi, ipotizzando di aprire i Giochi alla polo e al rafting, significherebbe avere per una o per l’altra specialità un minimo di 60 atleti. Ipotizziamo dieci squadre che danno vita al torneo o agli scontri diretti. Quindi facendo una semplice sottrazione si capisce che resterebbero per lo slalom e la velocità 258 posti. Attualmente la specialità praticata dal presidente federale Rossi ne ha 236 e, viceversa, la specialità praticata dal campione olimpico De Gennaro ne ha 82. Ridurli a 236 e mantenendo le stesse percentuali per l’una e per l’altra specialità, arriveremmo ad avere 182 atleti per la velocità e 54 per lo slalom. Ora fate un doveroso calcolo dividete 182 per le 10 discipline dell’acqua piatta e 54 per le 6 della acqua corrente,: risulterebbero poco più di 18 concorrenti per la prima e 13 per la seconda, se escludiamo il kayak cross dove possono gareggiare gli stessi atleti dello slalom. Spero che non vi siate persi in questa marea di numeri ed operazioni, che stanno alla base di diverse scelte. Era giusto, per essere chiari e precisi per inquadrare nel miglior modo possibile la nostra realtà che deve andare a braccetto con tutti gli altri sport del CIO e restare nelle quote assegnate.
Detto ciò, il Kayak Cross dal 2017, data del primo campionato del mondo disputato a Pau, in occasione dei mondiali di Slalom, ha subito un’evoluzione sostanziale. La prima è l’introduzione del Time Trial (discesa individuale contro il tempo) come gara a sé stante, anche se definisce le batterie per gli scontri diretti. Piccola parentesi a tale proposito è quella che a LA2028 il time trial probabilmente non si disputerà e per formare le batterie si prenderà il ranking olimpico. Piano piano si sono definite anche con maggior concretezza le regole, che devono però ancora evolversi al fine di garantire la massima sicurezza. Non esiste una vera e propria statistica su incidenti occorsi in gara o in allenamento in relazione al kayak cross, ma in base a quello che ho potuto vedere e seguire in questi anni di sviluppo della specialità, direi che situazioni pericolose che hanno creato danni fisici si contano su una mano. La stessa impressione l’hanno avuto diversi colleghi allenatori, che mi dicono che gli incidenti sono veramente pochi se non pochissimi. Forse problemi come lussazione o sublussazione della spalla sono più frequenti in slalom che in Kayak Cross. Inoltre i contatti fisici si sono limitati di molto, grazie al fatto che gli atleti hanno migliorato la loro tecnica e il regolamento in questo caso è ben preciso e viene applicato abbastanza bene.
C’è chi sostiene ancora che la discesa, o per lo meno lo sprint in acqua mossa, dovrebbe essere inserito nelle prove olimpiche. Qui bisogna conoscere la storia prima di insistere con queste proposte. Come più volte ho detto e scritto, questa specialità, che ho praticato e che ho sempre amato, ha perso il treno nel 1992 quando in occasione del rientro ai Giochi dello Slalom era stato proposto di fare anche lo Speed Race. Chi allora dirigeva il settore, il compianto amico Vittorio Cirini, non accettò, dicendo “se la discesa va alle Olimpiadi ci deve andare con la prova Classica”. Capite bene che era una proposta insostenibile e quindi fu accantonata. Non vedo perché poi i discesisti non possano cimentarsi con il kayak cross, considerando che si tratta ancora di una disciplina giovane che deve crescere molto e che apre le porte a tutti. Un altro errore che il settore commette a livello internazionale è quello di non insistere nel fare il campionato mondiale di sprint con la prova iridata dello slalom. Questa dovrebbe essere la strada da percorrere da chi in questo momento dirige la discesa all'interno di ICF.
L’intenzione e la filosofia dei, mi verrebbe da dire, padri fondatori di questa specialità è quella, fin dall’inizio, di riportate la canoa nel suo elemento naturale: il fiume. Nel Kayak cross, Prono ed Estanguet, hanno intravisto la luce, laddove si vede la possibilità di conglobare nel circuito ICF gare come la Sickline o altre competizioni di questo genere. Per esempio in Brasile abbiamo il campionato nazionale di “Canoa Extrema” che si svolge rigorosamente su un fiume con una rapida di V grado senza porte, solo rampa e partenza a 4 alla volta con l’eliminazione degli ultimi 2 arrivati. In sostanza sono mantenuti i principi base del Kayak Cross, con le caratteristiche naturali del nostro sport e cioè quelle di discendere i fiumi! Tutto questo sotto l’egidia della CBCa che é la federazione brasiliana di canoa. Ben venga, secondo me, l’idea di cercare di riportare la canoa sui fiumi e probabilmente il Kayak Cross potrebbe avere buone chance per riuscire nell’intento.
Un punto su cui bisogna lavorare molto riguarda i materiali, prima fra tutti la canoa. Non c’è ragione di avere canoe da 18 chilogrammi oggi. C’era, all’inizio, una motivazione plausibile, superata dalle attuali tecnologie e dalle esigenze nate a mano a mano che la specialità e la tecnica si sono perfezionate. In buona sostanza si pensava che la canoa da Kayak Cross potesse avere la doppia funzione e che a livello amatoriale potesse essere utilizzata dai così detti amatori. In realtà le cose sono completamente diverse, gli atleti hanno piano piani modificato gli assetti, oggi in carbonio e, per mantenere la massima rigidità, sul fondo c’è una grossa placca in carbonio. Normalmente le canoe da gara pesano attorno ai 14 chilogrammi e per arrivare ai 18, previsti dal regolamento, si aggiungono dei pesi. Poi, con la a necessità di ruotare velocemente nelle risalite, gli scafi sono stati portati all’estremo nella parte posteriore a discapito dell’equilibrio. Quindi tutte queste caratteristiche messe assieme, che creano un mezzo performante per il kayak cross, non sono viceversa ideali per chi invece discende i fiumi in modo amatoriale. A questo punto si potrebbe ridurre il peso e portarlo tranquillamente a 12 chilogrammi.
Renderei obbligatorio l’uso del casco con visiera come lo è per la canoa polo e forse potrebbe rendersi anche necessario l’obbligo dell’uso di guanti paramani. Tutte piccole accortezze che eliminerebbero i piccoli traumi che attualmente qualche volta si registrano.
Occhio all'onda!

Commenti
Posta un commento